Ormai è sotto gli occhi di tutti, la maggior parte delle nostre vite si sta trasferendo online, soprattutto dopo gli anni di lockdown, che hanno “costretto” molti di noi a fare i conti con la realtà digitale.
Questa tendenza si sta sviluppando sempre di più anche in fasce d’età insospettabili prima della pandemia, rendendo sempre più evidente il dominio delle Big Tech sul controllo dei dati personali.
Cosa potrebbe restituire il potere agli utenti? Sembra che la risposta sia il Web3, una terza incarnazione di internet basata sulla blockchain, un registro pubblico dove vengono conservate in sicurezza le transazioni in criptovalute degli utenti appartenenti alla stessa rete.
Siamo arrivati a un punto in cui è importante difendersi da eventuali abusi di dati personali da parte di Big Tech come Google, Amazon, Meta, Apple e Microsoft, che hanno raggiunto un netto dominio del mercato.
Il Web3 e la decentralizzazione
Il concetto di Web3 risale al 2014 quando fu sviluppato dal fondatore di Ethereum, Gavin Wood, ma è dal 2021 che ha iniziato a diffondersi sempre più, in seguito alla risonanza di blockchain e NFT, agli investimenti dei Venture Capital e, come già detto, alla preoccupazione sull’uso dei dati personali da parte di un sistema centralizzato.
Cosa accadrebbe con l’avvento diffuso del Web3?
Il fattore peculiare sarebbe la decentralizzazione dei dati, open-source grazie alla blockchain.
Si passerebbe da una struttura client/server, dove i dati sono gestiti da soggetti centrali, ad una rete peer to peer, nella quale l’architettura è realizzata sotto forma di nodi paritari, che possono fungere da client e server verso gli altri nodi terminali (host) della rete.
L’obiettivo finale è ambizioso: creare una nuova economia digitale fondata sulla partecipazione diffusa e sull’eliminazione di domini esclusivi.
Web 1.0, Web 2.0 e Web 3
In questo momento storico siamo ancora in piena epoca Web 2.0, quella, per intenderci, basata su social media, marketplace, interazioni tra utenti e sulla creazione e produzione attiva di contenuti, ma fino al 2004 eravamo ancora nell’era del Web 1.0,caratterizzato dalla fruizione passiva di pagine web.
Mentre il Web 2.0 ha puntato tutto sull’evoluzione del front-end, quindi sull’esperienza degli utenti, il Web3 si sta focalizzando sul back-end.
Le caratteristiche che lo distinguono sono:
- la possibilità di accedere a tutti i siti con un solo nome utente e metodo di autenticazione;
- il pieno controllo dei dati personali sensibili;
- il single-sign-on anonimo;
- la riappropriazione della proprietà individuale;
- la tokenizzazione.
Per invogliare gli utenti a partecipare al Web3 saranno offerti token in forma di NFT o di cripto.
Inoltre, il Web3 presenta l’implementazione della realtà virtuale (VR), della realtà aumentata (AR) e, ora, del metaverso.
Tutto ciò lascia ben poco nelle mani di player dominanti, sostanzialmente perché i dati vengono archiviati in più copie su una rete di computer peer to peer.
La gestione delle regole è garantita dal consenso dei partecipanti al network e formalizzata in protocolli.
Il passaggio dalle app alle dApp
Una app che si basa su una blockchain è definita dApp, e può essere utilizzata nel Web3.
Il suo funzionamento è regolato da uno smart contract, e non utilizza server proprietari.
I principali vantaggi dell’uso delle dApp sono:
- sicurezza: gli scambi di informazioni avvengono tramite crittografia e nulla viene inviato a server esterni;
- anonimato: la possibilità di restare anonimi è garantita dall’utilizzo di un wallet con indirizzo blockchain e chiavi crittografiche;
- funzionamento garantito sempre: essendo indipendente da una unità centrale, il funzionamento è assicurato anche in caso di censure governative o attacchi esterni.
Le difficoltà tecnologiche
Esistono però degli ostacoli di tipo tecnologico da superare affinché il Web3 prenda il sopravvento sul Web2.
Le dApp esistenti, ad esempio, se non inserite in un sistema di interoperabilità, restano isolate e poco utili.
Per funzionare al meglio, il Web3 dovrebbe permettere agli utenti di usufruire di varie piattaforme, spostandosi agevolmente da una all’altra, tramite browser.
Ad oggi, il Web3 è ancora poco conosciuto e utilizzato, tranne in casi come il mondo della finanza, del gaming, dei mercati di cripto e NFT.
Per ampliarne la diffusione, nel 2017 è stata creata la società di blockchain Web3 Foundation.
La convivenza di Web2 e Web3 è possibile?
Parlando dei vantaggi del Web3 non dobbiamo dimenticare e sottovalutare quelli ormai ampiamente noti del Web2.
Una rete centralizzata permette una maggiore agilità di utilizzo, nessuna responsabilità, l’opportunità di demandare decisioni importanti e nessun investimento economico, tutte caratteristiche che non ritroviamo nel Web3.
Allora, riuscirà il Web3 a soppiantare il Web2? Probabilmente no!
Lo scenario più plausibile a breve termine sarebbe quello di provare a collaborare e coesistere con questo nuovo modello, molto valido ma non semplice per tutti.
Una cosa è certa: è tempo che le aziende adottino le misure necessarie per riorganizzare le loro attività e affrontare questi cambiamenti.