Se scrivo i contenuti del blog utilizzando ChatGPT, questi si posizionano bene o male su Google? Vengono premiati o penalizzati? Google viene a picchiarci con un grosso randello, o ci tende un ramo d’ulivo in segno di pace?
Sono tutte domande molto frequenti nell’ambito del content marketing e della SEO, ma, a mio modo di vedere, sono tutte sbagliate.
Sì, perché pensare che a fare la differenza sia lo strumento impiegato per produrre il contenuto e non il contenuto stesso è davvero ingenuo.
Se così fosse, dovremmo davvero riconsiderare tutto quello che sappiamo sull’arte, il cinema, la musica, il graphic design, la fotografia, e così via.
Perché dico questo? Beh, se hai un po’ di pazienza, proverò in questo articolo a chiarire la mia posizione e spiegarti perché non dovresti porti queste domande, ma concentrarti sul contenuto.
Contenuti creati con ChatGPT: cosa dice Google?
Nel mio lavoro sono abituato a pormi delle domande, a leggere le opinioni e le esperienze di professionisti che reputo competenti, ma, essendo molto curioso, alla fine devo mettere le mani in pasta per capire davvero come funzionano le cose.
Quindi, se voglio sapere qual è la posizione di Google sui contenuti generati con l’intelligenza artificiale, vado a leggere cosa dice Google sull’argomento.
E cosa dice Google? Sintetizzando quanto riportato qui, la posizione dell’azienda è molto chiara: se un contenuto è di buona qualità, utile per l’utente, non è importante che a produrlo sia un essere umano o un’intelligenza artificiale.
D’altronde, dice Google, per anni hanno dovuto filtrare i contenuti pessimi generati dall’uomo in maniera automatizzata, perché mai dovrebbero assumere un atteggiamento diverso con quelli prodotti tramite IA?
Alla domanda “I contenuti AI avranno un ranking elevato nella Ricerca?”, la risposta di Google è inequivocabile:
“L’utilizzo dell’IA non offre alcun vantaggio speciale ai contenuti. Se questi sono utili, originali e soddisfano i criteri EEAT, potrebbero avere un buon rendimento nella Ricerca. In caso contrario, potrebbero non andare bene.”
Insomma, pensa a produrre contenuti di qualità, utili per l’utente finale, e si posizioneranno bene in SERP.
Questo approccio è stato confermato con il cosiddetto Helpful Content Update, che rimarca l’importanza di creare contenuti utili per gli utenti e non per la SEO.
Qual è la verità?
Com’è noto, Google non vuole che si provi, attraverso determinate tecniche di ottimizzazione, a influenzare il ranking sul motore di ricerca, perché, in un mondo ideale, dovrebbe essere premiato il contenuto migliore per l’utente e non quello strutturato meglio per l’algoritmo.
Visto che non viviamo in un mondo ideale, men che meno nel migliore dei mondi possibili, sappiamo tutti che la rincorsa alla prima posizione su Google è seconda solo alla corsa per lo spazio che ha caratterizzato la Guerra Fredda tra USA e URSS.
Quindi, qual è la verità? Google penalizza i contenuti generati con ChatGPT o altri strumenti di IA?
Stando alla mia esperienza diretta, la risposta a questa domanda è una conferma a quanto detto prima: no, Google non penalizza i contenuti generati con l’IA, per due motivi molto semplici:
- se il contenuto è di buona qualità, come è stato prodotto è secondario;
- Google ha bisogno di contenuti, e l’IA consente di aumentarne la produzione in modo molto efficiente.
Quindi, ancora una volta, il consiglio è sempre lo stesso: produci contenuti utili, e potrai sederti al tavolo dei grandi e provare a vincere la partita.
ChatGPT vs Essere Umano: chi è più bravo?
Ogni volta che leggo o ascolto qualcuno parlare della lotta tra l’intelligenza artificiale e l’uomo, mi viene subito in mente Fabio De Luigi che interpreta Guastardo, con il suo celeberrimo “Ah, la Tauromachia”.
Insomma, mi scappa un sorriso, di quelli che inclinano l’angolo delle labbra e ti fanno sembrare un serial killer in libertà.
L’intelligenza artificiale è una tecnologia, molto evoluta, e in quanto tale sostituirà l’uomo in tanti lavori, più o meno complessi, un po’ come la diffusione dell’automobile ha cambiato il corso della storia.
In questo momento, però, stiamo parlando di strumenti ancora un po’ acerbi, per quanto potentissimi, quindi siamo in quella fase in cui conviene imparare a domare la belva prima di essere sbranati.
Ad esempio, ChatGPT, se utilizzato in maniera intelligente e fornendo degli input di qualità, restituisce degli ottimi testi, spesso migliori di quelli scritti da un essere umano, ma soprattutto meglio strutturati per l’algoritmo di Google.
Se ci pensi, infatti, Google vuole che i testi siano chiari, concisi, verticali, composti da frasi brevi, possibilmente contenenti elenchi puntati e una suddivisione in paragrafi.
Da questo punto di vista, ChatGPT è perfetto, perché, salvo esplicita richiesta, restituisce un testo esattamente corrispondente a queste caratteristiche, senza subordinate alla Branduardi, frasi cervellotiche alla Battiato, filippiche sui massimi sistemi, figure retoriche ed esercizi di stile vari ed eventuali.
Se pensiamo davvero che l’utente X che ha digitato su Google la query “come avvitare una lampadina” sia alla ricerca di un trattato sulla storia dell’elettricità o un testo poetico in cui si decanta l’invenzione della lampadina a incandescenza, siamo davvero folli.
Un contenuto può essere considerato utile dal motore di ricerca nella misura in cui risponde, in modo chiaro e diretto, ad una specifica richiesta dell’utente, ed è esattamente quello che fa ChatGPT. Se gli chiedi “come avvitare una lampadina”, ti risponderà con una guida passo passo, composta da un semplice elenco puntato in cui ti spiega cosa fare e come. Punto, niente fronzoli.
Non sarà bello, ma è efficace.
Purtroppo, molti miei colleghi pensano di essere dei grandi scrittori, dimenticando (o fingendo di non sapere) che la produzione di contenuti informativi per blog e siti web non ha nulla a che vedere con la scrittura creativa, è solo scrittura tecnica.
E trattandosi di scrittura tecnica, che quindi deve rispondere a criteri molto precisi, non può che avvantaggiarsi del supporto dell’intelligenza artificiale.
Con buona pace di Google, che infatti ci dice:
“Se vedete l’AI come un modo essenziale per aiutarvi a produrre contenuti utili e originali, potreste valutarne l’utilizzo. Se invece la considerate come un metodo semplice ed economico per manipolare il ranking dei motori di ricerca, allora no.”
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