Era il 7 settembre 1979 quando la band inglese The Buggles pubblicava un brano destinato a diventare iconico, dal titolo “Video Killed the Radio Star”, esploso definitivamente nel 1981 quando il suo videoclip fu scelto per inaugurare le trasmissioni di MTV.
Il testo recita così:
“They took the credit for your second symphony | Rewritten by machine on new technology | And now I understand the problems you can see”
Oggi, a distanza di più di 40 anni, ci troviamo in una nuova fase, nella quale a minacciare il “passato” non è più il formato video, destinato a soppiantare le radio, come cantava Trevor Charles Horn, ma l’intelligenza artificiale, che dovrebbe, secondo i detrattori e i futurofobi, sostituire i creatori di contenuti (e non solo).
Beh, se pensiamo che, nel 2024, uno dei formati più diffusi e apprezzati al mondo sono i podcast, pronipoti della radio, e che i videoclip hanno perso quasi del tutto la loro centralità nella musica, appare evidente come, spesso, le previsioni del futuro siano fatte per essere smentite.
La paura dell’innovazione
La storia dell’umanità è piena di esempi simili, in cui una nuova scoperta scientifica o tecnologica viene vista con sospetto, perché in grado di sostituire l’essere umano nello svolgimento delle proprie mansioni.
Si tratta di una paura del tutto comprensibile, perché una nuova invenzione può rendere lo status quo obsoleto, ma non è sempre uno scenario negativo. D’altronde, per decenni abbiamo avuto paura anche del pomodoro importato dalle Americhe, mentre oggi ci vantiamo dei nostri sughi e dei nostri pomodori del piennolo (buonissimi, tra l’altro!).
L’elettricità ha fatto sparire una professione come il lampionaio, addetto ad accendere e spegnere i lampioni a gas o a olio nelle strade delle città, così come il motore a scoppio ha reso desueto l’utilizzo di carrozze e dei cavalli, eppure oggi nessuno auspica un ritorno al passato, così come dubito che qualcuno vorrebbe entrare nella bottega di un barbiere per farsi fare un salasso o curare piccole ferite (e pazienza se i barbieri continuano a esporre quelle insegne nate proprio per indicare questi servizi, senza saperlo!).
L’intelligenza artificiale ucciderà i content creator?
L’intelligenza artificiale cancellerà dei posti di lavoro, rendendo l’azione umana obsoleta? Certo, accadrà, ma creerà anche altre figure professionali fino a ieri inesistenti. Lo abbiamo già visto accadere nel corso del tempo, soprattutto negli ultimi 150-200 anni, e ancora più rapidamente in ambito informatico e digitale.
Fino agli inizi degli anni ‘90 era rarissimo che qualcuno avesse un PC in casa, così come fino a 25 anni fa il cellulare era un oggetto elitario, potevano permetterselo poche persone, oggi invece è diventata una estensione della nostra mano, come teorizzò in tempi non sospetti Marshall McLuhan.
Fino a 20 anni i social media erano ancora ad uno stato molto grezzo, e pochissimi potevano prevedere che, nel giro di qualche anno, sarebbero diventati centrali nella vita dell’essere umano moderno.
Oggi ci sono ChatGPT & co., in grado di scrivere testi meglio di tanti copywriter con anni di esperienza alle spalle, produrre immagini elaborate, creare video spettacolari, programmare siti web, fare diagnosi mediche, analizzare dati, e così via, ed è ovvio che nel giro di qualche anno le principali professioni legate ai contenuti (ma non solo), in ogni loro forma, diventeranno sostituibili da una macchina, ma vivere il cambiamento in modo ostinato e contrario è un po’ come provare a fermare il vento con le mani.
Quello che dobbiamo fare, tutti, è abbracciare le nuove tecnologie, assicurarci che operino a supporto delle attività umane, senza diventarne schiavi, ed evolverci, come persone e come professionisti.
Questo vuol dire che dobbiamo prenderla con leggerezza? No, assolutamente no, ci sono ancora tantissimi punti oscuri legati all’intelligenza artificiale, in grado di minacciare la nostra vita (decisamente più importante della caption del post su Facebook generato con ChatGPT), perché, come dice Harari, uno dei più forti critici dell’AI:
“AI is the first technology in history that can take power away from us”
Ogni strumento e/o tecnologia può essere più o meno benefica per l’umanità, ma non serve a nulla mettere la testa sotto la sabbia e scacciare via il problema come se non esistesse.
Meglio affrontarlo, e prepararsi al futuro!