Microsoft e LinkedIn hanno pubblicato il “2024 Work Trend Index Annual Report”, nel quale analizzano l’impatto dell’intelligenza artificiale nei luoghi di lavoro.
Come si legge nell’introduzione del rapporto, per aiutare i leader e le organizzazioni a superare l’inerzia dell’intelligenza artificiale, Microsoft e LinkedIn hanno esaminato come l’intelligenza artificiale rimodellerà il lavoro e il mercato del lavoro in generale, intervistando 31.000 persone in 31 paesi, identificando le tendenze del lavoro e delle assunzioni da LinkedIn e analizzando trilioni di segnali di produttività di Microsoft 365, nonché ricerche con clienti Fortune 500.
Secondo i due colossi, il 2024 è l’anno in cui l’intelligenza artificiale al lavoro diventerà reale. Infatti, l’uso dell’intelligenza artificiale generativa è quasi raddoppiato negli ultimi sei mesi, e viene utilizzata dal 75% dei lavoratori a livello globale.
Approfondiamo i dati raccolti e cerchiamo di capire in che modo l’IA sta cambiando e continuerà a cambiare il mondo delle aziende.
3 lavoratori su 4 utilizzano l’intelligenza artificiale
Uno dei dati evidenziati dal rapporto risulta particolarmente interessante, anche perché in controtendenza con la narrazione alla quale siamo abituati.
Infatti, si parla sempre di come l’intelligenza artificiale rappresenti una minaccia per i lavoratori, perché porterà via milioni di posti di lavoro; ciò nonostante, il 75% dei lavoratori (3 su 4) utilizza strumenti di IA in azienda, di cui il 46% ha iniziato a integrarli solo negli ultimi 6 mesi.
Perché utilizzare l’intelligenza artificiale in azienda? Beh, perché risulta vantaggiosa. Gli utenti affermano, infatti, che l’intelligenza artificiale li aiuta a:
- risparmiare tempo (90%);
- concentrarsi sugli aspetti più importanti del lavoro (85%);
- essere più creativi (84%);
- apprezzare di più il proprio lavoro (83%).
I datori di lavoro manifestano dubbi e perplessità
Mentre i lavoratori hanno dimostrato di abbracciare con grande entusiasmo l’introduzione di strumenti di intelligenza artificiale nella pratica lavorativa quotidiana, i datori di lavoro manifestano maggiori perplessità e preoccupazioni.
“Mentre la maggior parte dei datori di lavoro concorda sul fatto che l’intelligenza artificiale sia una necessità, la pressione per mostrare un ROI immediato sta facendo sì che si muovano lentamente.”
- il 79% dei datori di lavoro ritiene che la propria azienda debba adottare l’intelligenza artificiale per rimanere competitiva, ma il 59% si preoccupa di quantificare i guadagni di produttività derivanti dalla sua introduzione.
In poche parole, sanno che devono integrare l’IA, ma il loro primo pensiero è capire come questo impatterà sulla produttività.
Purtroppo, questo approccio non fa altro che rallentare il processo, anche perché temono di non essere strutturati per poterli utilizzare al meglio.
Manca, insomma, una visione.
Ovviamente, esistono delle eccezioni positive. I leader aziendali che hanno estrema familiarità con l’intelligenza artificiale vedono il proprio potenziale trasformativo pari a quello al quale abbiamo assistito in seguito al passaggio da una macchina da scrivere a un computer.
Entro i prossimi cinque anni, il 41% di questi leader prevede di riprogettare i processi aziendali da zero con l’intelligenza artificiale. Nello stesso lasso di tempo, prevedono che l’orchestrazione (38%) e la formazione di un team di Bot (42%) e la garanzia dell’uso etico dell’IA (47%) costituiranno una parte fondamentale del loro lavoro.
I dipendenti sono più pronti dei vertici aziendali
Senza guida o autorizzazione da parte dei vertici, i dipendenti stanno prendendo in mano la situazione e mantenendo nascosto l’uso dell’intelligenza artificiale.
Infatti, il 78% di coloro che hanno adottato l’IA sul lavoro utilizza i propri strumenti di intelligenza artificiale per lavorare (BYOAI), addirittura l’80% nelle PMI.
E, ancora una volta contro i luoghi comuni, questo approccio non coinvolge solo i più giovani (Generazione Z), ma risulta essere trasversale.
1 dipende su 2 ha paura di ammettere di usare l’IA in azienda
Un altro dato molto interessante è il seguente: il 52% delle persone che utilizzano l’intelligenza artificiale al lavoro sono riluttanti ad ammettere di utilizzarla per i compiti più importanti.
Il 53%, invece, teme che il suo utilizzo in compiti lavorativi importanti li faccia sembrare sostituibili.
Purtroppo, questo approccio “fai da te” denuncia una mancanza di visione e di strategia da parte delle aziende, oltre a mettere a rischio i dati aziendali.
Il lavoro è diventato troppo veloce
Un aspetto emerso dal rapporto, che spiega la propensione dei dipendenti a utilizzare l’intelligenza artificiale, è il fatto che i ritmi del lavoro sono diventati troppo intensi, e aumentano in modo maggiore rispetto alla capacità dei lavoratori di adeguarsi:
- il 68% delle persone afferma di avere difficoltà con il ritmo e il volume del lavoro e il 46% si sente esaurito;
- il sovraccarico di email persiste: l’85% delle email viene letto in meno di 15 secondi e una persona media deve leggere circa 4 email per ogni email inviata;
- le riunioni e il lavoro fuori orario si mantengono stabili ai livelli massimi post-pandemia e la giornata lavorativa è ancora orientata alla comunicazione. Nelle app della suite Microsoft 365, gli utenti trascorrono il 60% del loro tempo in posta elettronica, chat e riunioni, e solo il 40% in app di creazione come Word e PowerPoint.
Di conseguenza, utilizzare strumenti di IA rende più sostenibile il carico di lavoro.
Il 66% dei datori di lavoro non assumerebbe candidati senza competenze IA
L’intelligenza artificiale sta già plasmando il mercato del lavoro, modificando le skill che si cercano nei candidati per le posizioni vacanti.
Secondo l’indagine effettuata da Microsoft e LinkedIn, i dati non lasciano dubbi:
- il 66% dei datori di lavoro afferma che non assumerebbe qualcuno senza competenze di intelligenza artificiale;
- il 71% afferma che preferirebbe assumere un candidato meno esperto con competenze di intelligenza artificiale rispetto a un candidato più esperto che non le possiede;
il 77% afferma che, con l’intelligenza artificiale, i talenti all’inizio della carriera avranno maggiori responsabilità.
Nonostante riconoscano l’importanza di possedere e sviluppare queste skill, i manager e gli executive delle aziende predicano bene e razzolano male:
- il 45% dei dirigenti statunitensi attualmente non investe in strumenti o prodotti di intelligenza artificiale per i dipendenti;
- solo il 39% delle persone a livello globale che utilizza l’intelligenza artificiale al lavoro hanno ricevuto formazione specifica dalla propria azienda;
- solo il 25% delle aziende prevede di offrire formazione sull’intelligenza artificiale generativa quest’anno, cementando ulteriormente questo deficit di formazione.
I professionisti si formano da soli
Visto che le aziende non formano i dipendenti sull’intelligenza artificiale, i dipendenti procedono in autonomia.
Il 76% delle persone afferma, infatti, di aver bisogno di competenze di intelligenza artificiale per rimanere competitivi nel mercato del lavoro.
Il 69%, inoltre, afferma che l’intelligenza artificiale può aiutarli a ottenere una promozione più rapida, e una percentuale ancora maggiore (79%) sostiene che le competenze legate all’intelligenza artificiale amplieranno le loro opportunità di lavoro.
Questa tendenza emerge anche dai dati LinkedIn, dove, negli ultimi sei mesi, l’accesso ai corsi LinkedIn Learning dedicati all’intelligenza artificiale è aumentato del 160% tra i professionisti non tecnici, che cercano di acquisire maggiori competenze.
Le professioni che, nel 2023, hanno aggiunto con maggiore frequenza le skill IA su LinkedIn sono le seguenti.
L’IA e il lavoro del futuro
Per la stragrande maggioranza delle persone, l’intelligenza artificiale non sta sostituendo il proprio lavoro, ma lo sta trasformando, e il loro prossimo lavoro potrebbe essere un ruolo che ancora non esiste:
A livello globale, si legge nel report, si prevede che le competenze cambieranno del 50% entro il 2030 (a partire dal 2016) e che l’intelligenza artificiale generativa accelererà questo cambiamento fino al 68%:
- il 68% dei lavori in ascesa su LinkedIn quest’anno non esistevano 20 anni fa;
- il 12% dei recruiter afferma di stare già creando nuovi ruoli legati specificatamente all’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa;
- il responsabile dell’intelligenza artificiale sta emergendo come un nuovo ruolo di leadership indispensabile, un lavoro che è triplicato negli ultimi cinque anni e cresciuto di oltre il 28% nel 2023.
I settori nei quali si è registrato, su LinkedIn, il maggiore aumento di aggiunta di competenze relative all’intelligenza artificiale sono le seguenti.
Conclusioni
Come si legge nel rapporto, siamo arrivati a un momento cruciale per l’intelligenza artificiale al lavoro.
“Proprio mentre guardiamo indietro all’era pre-PC, un giorno ci chiederemo come veniva svolto il lavoro senza l’intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale sta già aiutando le persone a essere più creative e produttive e offrendo un vantaggio a chi cerca lavoro. Nel tempo, cambierà ogni aspetto del lavoro. Mentre raggiungiamo la parte difficile di questa rivoluzione tecnologica, ovvero trasformare la sperimentazione in un impatto tangibile sul business, le aziende che affrontano la sfida a testa alta aumenteranno. In questo momento la fortuna aiuta gli audaci.”
Il mondo del lavoro migliorerà grazie all’intelligenza artificiale? Ai posteri l’ardua sentenza.